La critica - Franco Zingaretti

Vai ai contenuti

Menu principale:

IL FILO ROSSO
Paola Ballesi

Da circa un trentennio Franco Zingaretti si colloca nel panorama della ricerca artistica marchigiana con una sua fisionomia ben definita, caratterizzata da un forte legame con la tradizione e in particolare con la cultura materiale fabrianese che ha nella carta la cifra della sua peculiarità ed eccellenza.
Per anni impegnato come mastro cartaio e poi disegnatore filigranista a Fabriano, la carta è il mezzo privilegiato dall'artista, il canovaccio da cui partire per le sue scorribande segniche che squadernano antichi pittogrammi, simbologie esoteriche, emblemi e imprese, disegni infantili e gestualità primitive commiste con segnaletiche metropolitane e interventi di Street art, insomma tutta la creatività umana espressa nel linguaggio visivo fin dalla notte dei tempi e condensatasi in "scrittura", il filo rosso della scrittura è la traccia che Zingaretti segue ed insegue fin dai suoi esordi, come un nomade che, proprio in ossequio al nomadismo regala alla sua pittura un taglio riduttivo di assoluta semplificazione e riduzione elementare per conferire alle forme espressive declinate nelle più svariate tecniche una propria legittimità, una volta sfatato il pregiudizio imitativo dell'arte e con esso del mero significato sostitutivo o decorativo.
Ma proprio la ricerca di gesti, parole, forme, suoni e immagini che racchiudono come in uno scrigno pensieri e significati, elaborazioni concettuali con cui l'umanità di ogni tempo e ogni luogo ha di volta in volta tentato una relazione segnica con la realtà, ha consentito all'artista di riscoprire la ricchezza del materiale cartaceo quale supporto ideale per le infinite testimonianze-tracce che ogni civiltà e cultura ha distillato nella storia come un' eredità palese ma anche criptica, mai completamente manifesta, bensì aperta ad infinite letture ed interpretazioni.
In questo senso le pitture e le installazioni di Zingaretti si offrono come una originale riscoperta dell'oggetto, il più delle volte un assemblaggio di diversi materiali a dominante cartacea, cui viene conferita una nuova legalità per l'alta valenza simbolica che essi possiedono, esemplificata dalla cartella in omaggio a Pietro Miliani, fabbricante di carta.
Nell'opera-oggetto l'artista segnala la qualità relazionale, sedimentata in segni e tracce frutto di contaminazioni con i più vari materiali, che testimonia l'incontro con l'uomo e come tale ne rivela lo spessore simbolico dispensatore di significati, sia che si avvalga di antiche iconografie, sia che pratichi linguaggi contemporanei. Ovunque prevale la mission sciamanica di chi raccoglie attraverso i linguaggi visivi le forme del tempo nel loro svolgersi ed avvilupparsi in grumi di senso per poi sciogliersi verso esiti di significato completamente nuovi e inaspettati.
Da nomade e sciamano così Zingaretti attraversa i territori dell'arte contemporanea lasciando dietro di sé sedimenti di una ricerca puntuale e perseverante che non ha mai smesso di indagare l'avventura umana tra natura e cultura a partire già dai grandi acrilici commisti con sabbia degli anni '80-'90, ai successivi rilievi su plastica o legno ottenuti con la composizione di materiali assolutamente naturali come ciottoli di fiume e di mare, ma che trova nella carta lavorata a mano l'estrema sintesi e l'assoluto emblema.
La carta rivisitata e vissuta, coniugata con sabbia, canne di fiume o cortecce d'albero, lavorata con la tecnica del collage o articolata con oggetti tridimensionali o ancora come semplice supporto, resta comunque la superficie accogliente, la pagina bianca che custodisce come i fogli di un erbario le tracce che stillano l'essenza della vita, talora più silenti e nascoste talaltra più vivaci e colorate, così come l'artista le ha catturate, protette, conservate e altrettanto generosamente regalate a noi spettatori.



CARTA CANTA
Silvia Cuppini

Le carte di Franco Zingaretti prendono vita come quelle che Alice nel paese delle meraviglie incontra al termine del suo viaggio. La terribile regina di cuori prende corpo per minacciare di morte chiunque si opponga ai suoi decreti.
Le carte di Zingaretti conquistano la terza dimensione attraverso l'accostamento del disegno, del colore, del legno, delle bacchette colorate, dei sassi raccolti sulla riva del mare: sono collages o assemblaggi. Il procedimento di montaggio delle varie parti ricorda un discorso o un racconto fondato sulla figura retorica detta Paronomàsia.
Accostando due o più parole che abbiano un suono simile ma significato diverso, come carta canta, si raggiungono effetti narrativi quali quello del rafforzamento di uno dei termini, oppure quello di un gioco musicale o umoristico.
Mi pare che le opere di Zingaretti possano essere lette attraverso questa griglia di significati: il gioco, la musicalità, l'assoluta convinzione del fare.
Il cerchio è la forma più ricorrente nelle forme ritagliate dall'artista. Spesso l'immagine anche se privilegia la composizione astratta non manca di strutturarsi in chiave antropomorfa. L'uomo, il bambino, la fanciulla, il vecchio si nascondono volentieri fra quelle forme che sembra nascano dall'incanto di un artista che ha chiesto, come dono, quello di restare alle prime ere del mondo, ha chiesto di mantenere intatto lo stupore del primo sguardo.
Il cerchio rappresenta la forma perfetta dell'occhio, il cerchio è quello che si allarga intorno al sasso gettato nell'acqua, il cerchio è l'anello, è la collana, è il tempo, è la ruota, è la perfezione del piccolo Giotto, è la luna quando non gioca a nascondersi, è il girotondo, è il circo, è il mondo.
Zingaretti è il cerchio.

 
Torna ai contenuti | Torna al menu